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Oggi in Concorso: Inland/Meseta di Juan Palacios e Square di Karolina Bregul

Oggi in Concorso: Inland/Meseta di Juan Palacios e Square di Karolina Bregula
Tributo a Fuori Orario e alla sua importanza nella formazione e nella crescita di intere generazioni,
ma Ghezzi lascia dopo trent’anni…
Al FuoriCinema di Veltroni, Floris confessa la sua passione per i cinepanettoni
Spazio all’animazione italiana con Corti in Mostra e la personale dedicata a Roberto Catani
La presentazione del volume “Fuorinorma” di Adriano Aprà

Sono stati proiettati oggi gli ultimi due film del Concorso Pesaro Nuovo Cinema: Inland/Meseta di Juan Palacios e Square di Karolina Bregula. Palacios, spagnolo dei Paesi Baschi, al suo secondo lungometraggio fa emergere la predilezione per il documentario d’osservazione con tocchi sperimentali. Protagonista del film è il paesino di Meseta, luogo remoto nell’entroterra spagnolo su uno spoglio altopiano di cui il regista cerca di catturarne l’essenza attraverso inquadrature che si concentrano su abitanti, natura e clima. Palacios riprende rispettosamente i suoi soggetti seguendo il ritmo naturale delle cose e la quotidianità di queste persone, facendo emergere i tratti peculiari di una cultura sul punto di scomparire.

La filmmaker e video-artista polacca Karolina Bregula ha deciso invece di ambientare a Taiwan il suo secondo lungometraggio di finzione, con una piccola parte girata a Varsavia che funge da commentario della regista alla curiosa vicenda del film. A Taiwan viene ritrovata la misteriosa statuina di un idolo locale legato al vecchio ordine politico che un giorno inizia a cantare chiedendo di poter porre domande alle persone. Consapevoli che sarebbe problematico dare risposta a quelle domande, gli abitanti del quartiere decidono di smettere di ascoltare la scultura che, da fonte di gioia e divertimento, inizia a generare angoscia e frustrazione.

Ieri sera, invece, si è svolto in Piazza del Popolo il primo appuntamento di FuoriCinema, condotto da Walter Veltroni, nuovo membro del comitato scientifico della Mostra, che ha dialogato con il giornalista Giovanni Floris. Si è parlato soprattutto di cinema di genere, con Floris che ha rivelato la sua profonda passione per le commedie italiane natalizie: “io le adoravo e adoro tutt’ora, sono un modo per ridere dei tic della romanità borghese che ci portiamo dietro sin dagli anni ‘70, utilizzando l’arma del sarcasmo che, all’epoca, era tutto ciò che ci rimaneva”. Interrogato da Veltroni, in un insolito scambio di ruoli, il giornalista ha espresso la sua opinione sul confronto tra cinepanettoni e commedia all’italiana: “no, non credo che le due forme si assomiglino, vi è piuttosto un salto di genere in cui la funzione è simile, ma la qualità è del tutto differente”. La chiosa finale è riservata a Veltroni che ha dichiarato “l’importanza di una manifestazione di affetto nei confronti del cinema di genere da parte di un intellettuale italiano al Pesaro Film Festival”.

Pesaro quest’anno festeggia il trentennale della storica trasmissione Fuori Orario – Cose (mai) viste, nato su Rai 3 nel 1989 da un’idea di Enrico Ghezzi. La Mostra, oltre a presentare per la prima volta cinque opere che la trasmissione non ha mai mandato in onda, tra cui si segnala la proiezione odierna dell’inedito Chant d’Hiver di Otar Iosseliani (2015), ha organizzato al Centro Arti Visive Pescheria un incontro con lo stesso Ghezzi e il “suo gruppo”: Sabrina Barletta, Fulvio Baglivi, Simona Fina, Stefano Francia Di Celle, Donatello Fumarola, Francesco Di Pace, Domenico Tassone, Roberto Turigliatto, organico che comprende autori di nuova e vecchia data. Pedro Armocida ha aperto gli interventi affidando la parola a Roberto Turigliatto, che collabora al programma dal ’91: “ho vissuto le origini del programma, mai considerato solamente come un promotore di film, ma soprattutto come un luogo di integrazione tra cinema e televisione, che ha visto la luce spinto dalla nascita di una nuova cinefilia e da un atto di rottura nei confronti della critica tradizionale”. Qualche anno dopo, nel ’95, ad entrare nella redazione è Francesco Di Pace, che ha sottolineato l’importanza del discorso legato al tempo, in quanto la trasmissione “è fuori dall’orario canonico della programmazione, nella speranza di produrre un nucleo di idee diverse di cinema e repertorio, non limitandosi ad essere una struttura di programmazione collaterale”. Si allaccia al discorso Fulvio Baglivi, precisando che “dietro al programma c’è una passione che è svincolata dalla necessità di fare share, offrendo un servizio limpido nei confronti dello spettatore”. Arricchisce la visione collettiva su Fuori Orario anche Stefano Francia Di Celle, sottolineando la rilevanza che ha avuto la “libertà nello sperimentare e di cadere anche nell’errore, che tramite la nostra vocazione per il lavoro di ricerca del materiale e di dialogo con gli operatori del settore, permette ad opere sconosciute di diventare visibili”. Tra gli autori di più recente ingresso nella produzione figura Simona Fina, la quale ricorda “la centralità di Fuori Orario nella formazione e nella crescita di intere generazioni”. Ad essere riconosciuta di estrema importanza da tutti i presenti è l’esistenza di “un’interazione e gioco tra materiali dalla natura eterogena, che vengono accostati in un fertile incontro di realtà apparentemente distanti”, utilizzando le parole di Donatello Fumarola. Commossa e calorosa reazione del pubblico quando ad intervenire è stato il fondatore Enrico Ghezzi: “il cinema mi ha lasciato completamente libero, libertà sfruttata realizzando un programma che ci permetteva di fare ciò che volevamo con ciò che potevamo. In fondo del cinema è meglio non parlare, dal momento che a parlare è la nostra vita”. La conclusione, però, è stata amara, in quanto Ghezzi ha dichiarato che a breve riceverà dalla Rai una lettera di pensionamento per raggiunti limiti di età che porrà fine alla carriera di una delle più importanti figure della televisione culturale degli ultimi trent’anni.

Tra i programmi della giornata si è svolta anche la quinta edizione di Corti in Mostra che presenta 13 opere di animazione italiana recente spaziando da grandi autori come Gianluigi Toccafondo (con Don Giovanni) a giovani animatori, opere molto diverse fra loro ma che denotano tutte una grande dedizione all’artigianalità dell’animazione, fatte “in casa” e in maniera totalmente individuale. A corredo del programma si è svolta anche una personale di Roberto Catani, formatosi come molti altri alla scuola di Urbino e fiero autore di un’animazione indipendente e artigianale che si inserisce nel filone neo-pittorico, caratterizzato da una continua metamorfosi di forme e figure. L’animazione di Catani è un elogio alla cura per i particolari e alla pazienza, visto che ogni opera richiede anni per essere completata, come testimoniano i sei cortometraggi realizzati in vent’anni di carriera da Il pesce rosso nel 1995 al recente Per tutta la vita del 2018.

Presentato oggi in Pescheria anche il volume “Fuorinorma. La vita neosperimentale del cinema italiano” curato da Adriano Aprà per edizioni Artdigiland, volume realizzato dopo le due edizioni dell’omonima rassegna. L’opera, come ha spiegato l’autore questa mattina, fornisce una radiografia del cinema italiano indipendente e (neo)sperimentale degli ultimi 13 anni, di ogni formato e durata, ma realizzato fuori dalle logiche dell’industria cinematografica. Curatissimo nell’impaginazione e nella veste grafica, contiene oltre 100 schede dedicate, saggi, informazioni e un ricco apparato fotografico. Inoltre l’editrice Silvia Tarquini ha fatto notare come “il progetto nasca dalla problematica della rivoluzione digitale e dall’esigenza di mostrare film altrimenti invisibili”, proponendosi come “guida” per apprezzare maggiormente questo tipo di cinema.