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#PESAROFF57 / GLI INCONTRI DI "L’IMMAGINE E IL SUO DOPPIO"

 

LE PRODUTTRICI EUROPEE SI CONFRONTANO SULLA DISPARITÀ DI GENERE

 

Nelle mattinate di giovedì e venerdì si sono svolti al Cinema Astra i due incontri di L’immagine e il suo doppio, in cui si sono incontrate otto produttrici provenienti da Italia, Spagna, Francia e Portogallo, per una sezione a cura di Glenda Balucani e Lucia Pagliardini e moderata da Lucia Milazzotto, direttrice del MIA – Mercato Internazionale dell’Audiovisivo. Tema dell’incontro è la condizione delle lavoratrici donne nell’industria del cinema in Europa. In collegamento da remoto, hanno presenziato al primo incontro le produttrici Marta Donzelli, Filipa Reis, Valerie Delpierre e Christine Gozlan per parlare di lavoro femminile, discriminazione, valorizzazione, talento e inclusione. La prima a prendere parola è stata Marta Donzelli, direttrice del Centro Sperimentale di Cinematografia. Valorizzare i mestieri per ambo i sessi, agevolando il più possibile la presenza femminile sui set, è una delle missioni della Scuola. Senza troppe remore, si è poi soffermata su quanto sia ìmpari la narrazione divistica tra uomini e donne, soprattutto per quanto riguarda i ruoli più prestigiosi: un’autrice donna deve impiegare maggiori sforzi per raggiungere i medesimi traguardi di un uomo.

Il problema, in Europa, è prima di tutto culturale, ha rimarcato Christine Gozlan. Bisogna «ripartire dall’educazione»; e la Francia sta percorrendo proprio questa strada perchè «il talento non ha sesso». Valerie Delpierre ha invece parlato dell’importanza di conciliare le responsabilità civili globalizzate alle identità locali. Rispettare la propria identità nelle narrazioni senza però rinunciare a racconti storici locali o di epoche che non condividono valori analoghi a quelli attuali. «Il vero potere della cultura è portare progetti a lungo termine che da qui a vent’anni lascino un segno nelle coscienze degli spettatori» ha aggiunto Filipa Reis. L’Autore a cui affidare un progetto deve essere scelto in base alla sua sensibilità su quel determinato tema, piuttosto che per il suo genere o per l’orientamento sessuale.  Si è parlato di come la battaglia per la parità di genere «dovrebbe essere d’interesse per i vertici decisionali della filiera»; gli stessi vertici risentono di una marcata disparità di genere. Da questo punto di vista, la moderatrice ha puntualizzato su come programmi europei come MEDIA abbiano indirizzato le proprie politiche sui temi dell’inclusività, anche se bisognare stare attenti a non creare vere e proprie “quote” all’interno della macchina produttiva che spesso possono portare a prodotti dalla discutibile validità,  Nonostante tutto le produttrici che oggi hanno partecipato si sono dette ottimiste: «In Francia cerchiamo di creare degli “spazi sicuri” per le nostre lavoratrici, soprattutto quelle incinte. Anche tra le maestranze tecniche le donne sono sensibilmente aumentate rispetto a vent’anni fa» ha raccontato Valerie. Tutte però sono d’accordo che «il talento non ha sesso» e il rispetto dovrebbe essere prerogativa in qualsiasi caso.

Al secondo incontro sono invece intervenute da remoto le produttrici Ainhoa Andrakam, Martine de Clermont Tonnere, Isabel Machado e Donatella Palermo sempre con la moderazione di Lucia Milazzotto. de Clermont ha esordito raccontando la sua esperienza personale che l’ha portata a fare questo mestiere senza aver mai subito discriminazioni evidenti per motivi di genere, eccetto per un unico episodio. Come quest’ultima, anche Andrakam nasce come giornalista, la cui missione principale riflette la sua sensibilità: «dare voce alle minoranze». Nella sua poliedrica esperienza nel cinema ha avuto modo di lavorare molto con professioniste donne, ma ha proposto un dato interessante, ovvero che circa «l’80% dei soggetti da produrre provengono da autori uomini» il ché riflette una condizione di insicurezza per le autrici donne che pul portare a opera di qualità inferiore.  

Ha preso poi la parola Machado soffermandosi su temi quali responsabilità, creatività, libertà per le donne nel mondo dell’industria. L’educazione (in senso lato) è stata certamente di fondamentale importanza nella nostra società, ma ciò che serve oggi è un’educazione maschile alla parità. La missione di Donatella Palermo, invece è sempre stata quella di «essere paladina di coloro che non riescono ad emergere». Nella sua lunga esperienza nel settore ha sempre riscontrato enormi disparità di generi, ma nonostante ciò si dichiara fermamente contraria alle “quote” nel mondo nel cinema, perchè anti-meritocratiche.

Lucia Milazzotto ha approfittato per ribadire l’importanza dell’inclusività positiva - quella che, accogliendo determinate categorie, non diventa esclusiva per altre – e ha poi chiesto alle ospiti collegate se per loro «esistono (o potrebbero esistere) delle misure eque a tutela dei lavoratori “tutti”».

Per de Clermont il sistema delle quote non solo non è meritocratico, ma addirittura «umiliante […] è il talento che conta». L’educazione è alla base di ogni società civile che si rispetti e, nonostante vi siano ancora discriminazioni, sono stati fatti enormi passi avanti. Di parere diverso è Andrakam, per la quale «oggi il cinema – più di altri media forse – è ancora profondamente sessista ed esclusivo per determinate categorie (ad es. i disabili)». L’ideale sarebbe creare un sistema di «discriminazione positiva»: ossia, creare condizioni politiche affinché venga valorizzato il lavoro femminile e le quote sono una di queste condizioni. Ha raccontato come in Spagna esistano programmi specifici a tutela di categorie discriminate.

Anche Machado e Palermo si sono dette fortemente contrarie alle quote. La produttrice italiana si è soffermata in particolare sull’importanza della sensibilità, ovvero scegliere un regista in base alla sua sensibilità e al suo talento piuttosto che per il suo genere e ha concluso affermando che «le conquiste civili sono sempre state ottenute con la lotta politica, non con l’esclusione».  Le curatrici della sezione Lucia Pagliardini e Glenda Balucani hanno poi concluso il doppio incontro con quello che potrebbe diventare la frase manifesto delle tematiche trattate in questa due giorni: «Dare parola alle donne invece di parlare al posto loro».