Programma
2023

26 Giugno
Sabato 26-06-2021
ore 17:00
Teatro Sperimentale - Sala Grande

pff2021 cover censorship

Eduardo Williams

CENSORSHIP SKIT ;’’´`~..__ :3

Italia / Francia 2020 , 13’40”

 

Progetto Finite Rants di Fondazione Prada

FILM IN PROGRAMMA:

WEREVOLVES PLAYOFFS [4’.04’]
Satoshi Fujiwara, Alexander Kluge

OÙ EN ÊTES-VOUS? (NUMÉR0 2) [14’:25’’]
Betrand Bonello

UNTITLED (HUDSON YARDS) [7’:07’’]
Brady Corbet

RE-MESH [5’:49’’]
Christian Marazzi

CENSORSHIP SKIT 13’40” [2:05]
Eduardo Williams

BÉBÉ COLÈRE [13’:29’’]
Caroline Poggi, Jonathan Vinel

I’VE SEEN THIS BEFORE [10’:33’’]
Remember

SEASON ENDING (THE DAY OF FOREVER) [6’:41’’]
Shumon Basar

POINT ZERO [5’:28’’]
Alessia Gunawan

 “Finite Rants” è un progetto della Fondazione Prada curato da Luigi Alberto Cippini e Niccolò Gravina, costituito da una serie di saggi visuali prodotti in collaborazione con cineasti, artisti, intellettuali e studiosi.

Il progetto è diffuso a ritmo mensile da giugno 2020 a luglio 2021 nel sito della Fondazione e parallelamente in un canale YouTube dedicato, ed è presentato per la prima volta nella sua interezza nelle sale cinematografiche in occasione della 57^ Mostra internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro.

Gli autori coinvolti sono il regista e scrittore Alexander Kluge, il fotografo Satoshi Fujiwara, il regista Bertrand Bonello, il regista e attore Brady Corbet, l’economista Christian Marazzi, il regista Eduardo Williams, i registi Caroline Poggi e Jonathan Vinel, la videomaker REMEMBER, lo scrittore e critico Shumon Basar, la fotografa e videomaker Alessia Gunawan e la scrittrice e accademica Kate Crawford.

In “Finite Rants” il video saggio è inteso come una forma espressiva sperimentale nella quale i materiali visivi e sonori generano una variazione continua di relazioni con diverse forme di pensiero. L’obiettivo è favorire l’espressione concettuale attraverso la trasgressione delle convenzioni della produzione visiva e l’attraversamento dei generi cinematografici.

È stato scelto il visual essay perché è un format che nella storia del cinema ha avuto un ruolo minore rispetto ad altri più consolidati, e anche per la natura ibrida e lontana da una forma compiuta, che si presta alla sperimentazione. Questi contributi eterogenei sono connotati da un immaginario oscuro e introspettivo, oltre che da una veemenza latente che si risolve nell’urgenza di un’espressione filmica di breve durata, come suggerito dal titolo.

Durante la prima ondata pandemica, è stato cruciale evitare la perdita di potenziale che si verifica nel passaggio dall’espressione di un’idea alla sua rappresentazione o comunicazione virtuale. Non si tratta quindi di immagini al servizio di un concetto, né del tentativo di traduzione filmica di un testo scritto, ma di sperimentazioni che investono direttamente il materiale visivo, confrontandosi allo stesso tempo con le limitazioni di una fruizione online, che ha preceduto la naturale destinazione cinematografica.

L’intento è inoltre interrogarsi sulla produzione visiva contemporanea in un momento di interruzione dell’industria del cinema, in un contesto in cui la grande maggioranza delle immagini prodotte sono di natura documentaria e pensate per l’informazione, riconfigurando le modalità di produzione e le strategie di comunicazione attraverso l’introduzione di mezzi di emergenza e di un nuovo lessico visuale.

Sfruttando le limitazioni dovute all’emergenza sanitaria, i saggi sono stati sviluppati in dialogo con gli autori, che sono stati sfidati a lavorare con mezzi anche rudimentali, creando le condizioni per un esercizio di riduzione del processo creativo ai minimi termini, pur nella complessità dei risultati.

Le radici estetiche e teoriche di “Finite Rants” sono rintracciabili nell’opera La Jetée (1962) dell’autore francese Chris Marker: film distopico, intimo e teorico che esprime la propria distanza da successive sperimentazioni narrative, integrando in una forma ibrida fantascienza e oscura introspezione psicologica ed eliminando ogni concezione di spazio e tempo. Gli autori sono quindi invitati a confrontarsi con un modello radicale di sperimentazione cinematografica, un racconto frammentario e dispersivo, costituito da un’unica breve sequenza filmica e una successione di fotogrammi statici, che mette in discussione l’idea stessa di cinema.

“Finite Rants” non trova il suo principio di unità in un tema comune, ma nella condivisione di una sensibilità espressiva che può assumere diverse forme. Questi contributi hanno affrontato argomenti che normalmente non vengono trattati nell’ambito delle istituzioni museali, o perché difficilmente traducibili in un progetto espositivo o perché estranei all’orizzonte dell’agenda mediatica.

Una delle finalità del progetto è inoltre dare la possibilità ad autori che non si occupano di produzione filmica di esprimersi attraverso le immagini e il montaggio, generando così la possibilità di una fruizione alternativa del loro lavoro.

Sul piano formale, la scelta del video saggio è stata determinata dalla necessità di adottare una forma ibrida e illegittima, lontana dagli standard attuali e per questo capace di generare una sperimentazione che accolga contenuti estranei ai circuiti cinematografici ufficiali. L’obiettivo è anche individuare in anticipo i procedimenti in grado di influenzare la produzione contemporanea di immagini, includendo quindi direttamente le fonti di ispirazione per gli standard futuri di elaborazione visiva, provando ad anticiparne l’imminente assimilazione da parte dell’industria del cinema. L’ipotesi emersa è che queste future sorgenti di influenza possano rivelare una natura barbarica e antiaccademica.

 


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