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Il racconto di martedì 25 agosto

RAYA MARTIN TORNA A PESARO PER PRESENTARE DEATH OF NINTENDO, LO ‘STRANGER THINGS’ FILIPPINO

I TRE FILM DEL CONCORSO ALLA RICERCA DELLE RADICI: DALLA MEMORIA PERSONALE ALLE TRADIZIONI MILLENARIE

INAUGURATI GLI INCONTRI CON I REGISTI AL CINEMA ASTRA

Il martedì della 56° Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro si è aperto con il primo degli incontri mattutini al Cinema Astra, durante i quali ogni giorno si succederanno i registi del Concorso, in presenza o in collegamento, per parlare dei loro film e confrontarsi su cosa voglia dire fare Nuovo Cinema in un periodo così particolare. Gli ospiti di oggi erano Paulo Abreu, Gabriele Di Munzio ed Eléonore Weber, ognuno con una propria idea di cinema, ma tutti accomunati dalla voglia di sperimentare e cercare nuove modalità espressive. Ne è un esempio Weber, regista del primo lungometraggio in gara, il cui obiettivo era quello di dare dignità cinematografica alle immagini delle telecamere termiche montate sui droni da guerra, spesso recuperate direttamente in rete. D’altro canto, come ha affermato Di Munzio, non è necessario un approccio non narrativo per fare un film di ricerca, perché il Nuovo Cinema sta soprattutto nel cercare di superare i propri limiti. All’incontro con i registi seguirà ogni mattina la presentazione di un libro o di un progetto legato al cinema: oggi è stato il turno degli studenti della Sapienza e del loro Romarcord, un progetto del Dipartimento di Storia dell’arte e Spettacolo dell’Università di Roma curato da Andrea Minuz, Damiano Garofalo e Giulia Fanara. Il progetto ha l’obiettivo di promuovere lo studio della storia sociale del cinema italiano, concentrandosi in particolare sulla raccolta di fonti orali e memorie riguardanti le sale cinematografiche romane dal dopoguerra in poi.

Tre sono state invece le opere in Concorso presentate oggi, incluso il nuovo lavoro del regista pugliese Francesco Dongiovanni che da sempre esplora tematiche etnografiche e paesaggistiche, lavorando sulla memoria e sui materiali d’archivio. Non si sazia l’occhio prosegue su questa strada in un vero e proprio inseguimento visivo che mescola filmati della Prima guerra mondiale a video girati con il cellulare, mentre un tappeto sonoro eterogeneo accompagna le immagini.

Lavora sul paesaggio anche la giapponese Kaori Oda con il suo Ts’onot (Cenote), per il quale si è recata in Messico a riprendere le omonime cavità nel sottosuolo dalle quali i Maya traevano l’acqua potabile, ma che nella tradizione avevano anche il ruolo di collegare il mondo terreno all’aldilà. Memore della lezione di Bela Tarr (di cui ha frequentato la scuola di cinema) e dell’Herzog antropologo, la regista realizza un documentario sospeso tra miti e leggende mentre scorrono suggestive immagini acquatiche delle popolazioni locali. Infine, il film portoghese A metamorfose dos pássaros (The Metamorphosis of Birds), primo lungometraggio di Catarina Vasconcelos, è la storia di una doppia assenza, quella della madre della protagonista e quella di sua nonna. Dal sovrapporsi di immagini curatissime, al limite del pittorico, spesso slegate fra loro, con una sorta di racconto poetico dove le voci di padre e figlia si alternano emerge una saudade tipicamente portoghese.

Dopo l’incontro in Piazza con Oliver Stone (a cui si è affiancata la proiezione a Rocca Costanza di Nato il 4 luglio), è stato presentato uno dei film più attesi della rassegna, Death of Nintendo, con il quale il talento del cinema filippino Raya Martin ha fatto il suo ritorno (virtuale) a Pesaro dopo aver vinto nel 2006 il Concorso con Short Film About the Indio National. Nel frattempo Martin è stato scoperto anche da Cannes, Toronto e Locarno grazie al suo stile personalissimo che mescola cultura popolare a riferimenti alti, un tratto che ritorna anche in questo nuovo film, già definito come lo Stranger Things filippino. Si tratta infatti di un racconto di formazione che ha per protagonisti un gruppo di ragazzini nelle Filippine degli anni novanta che, tra fumetti e videogiochi, si trovano ad affrontare eventi apparentemente inspiegabili, mentre sullo sfondo prende forma l’identità nazionale.

L’evento speciale sul cinema italiano dedicato a Giuliano Montaldo è proseguito invece con la proiezione di Giordano Bruno (1973), film storico che racconta gli ultimi anni di vita del noto filosofo interpretato magistralmente da Gian Maria Volonté, con il quale Montaldo aggiunge alla sua filmografia una ennesima figura di perseguitato e incompreso, una vittima di macchinazione politiche, in questo caso dovute alla condanna pubblica della violenza in nome della religione.  

Infine, l’omaggio ad Alberto Sordi per il centenario dalla sua nascita, ospitato dai Bagni Agata per le proiezioni in spiaggia, è proseguito con Il vigile (1960) di Luigi Zampa. L’attore romano è qui impegnato in una delle sue interpretazioni più iconiche, quella di un disoccupato che riesce a farsi assumere come vigile in motocicletta, un lavoro che gli permette così di sfogare anni di umiliazioni e rinunce grazie al potere della divisa, in una escalation esilarante che lo porterà a diventare addirittura candidato sindaco.