Programma
2023

19 Giugno
Lunedì 19-06-2023
ore 15:30
Teatro Sperimentale - Sala Pasolini

Il mio film

Vittorio De Seta

QUANDO LA SCUOLA CAMBIA, ep. 3. “Lavorare insieme non stanca”

Italia 1978 - 1980 , 55'

(...) Dopo Diario di un maestro ho fatto 20.000 chilometri per l’Italia. Da Gemona sino a Danilo Dolci. Siccome avevano detto che il “Maestro” era finto, allora facciamo
vedere che ci sono quelli dal vero. Ho fatto due situazioni al nord e due al sud. E quello che mi ha colpito è che ho trovato in tante scuole il metodo di Diario di un maestro. (...)

C’era sempre questa difficoltà da parte del maestro di riferirsi alla cultura che portavano i ragazzi, quindi secondo me ci sono un 50% di difficoltà oggettive, mentre l’altro 50% di difficoltà soggettive, psicologiche che poi sono comprensibilissime, perché si tratta di ribaltare completamente il principio di autorità. Il principio di nozione viene travasato ad una scuola che produce cultura, che non la trasmette.

Sono cose grosse e non mi pare che ci siano molti corsi di perfezionamento sulla scuola attiva e quindi gli insegnanti non sanno da dove cominciare. (...) Si parla sempre del passaggio dalla scuola alla società (...) è ovvio che così com’è fatta questa società, la trasmissione della cultura nella scuola è difficile. È ovvio che deve cambiare, ma il cambiamento può avvenire in modo microscopico, lento, attraverso l’iniziativa di tanti insegnanti che magari non sono neanche in comunicazione tra loro, piuttosto che aspettare che le disposizioni arrivino dall’alto.

Vittorio De Seta fa parte di una generazione di uomini e donne che, da differenti esperienze e con differenti percorsi di vita e di lavoro, hanno fondato le basi di un’Italia che avrebbe potuto essere molto diversa da quella che conosciamo oggi.
Proviamo a farne un rapido (e sicuramente non completo) elenco: De Seta nasce nel 1923, come Lorenzo Milani e Bruno Ciari; del 1922 erano Mario Lodi (protagonista di uno dei quattro documentari della serie Quando la scuola cambia, presentato nell’edizione 2022 della Mostra del Nuovo Cinema di Pesaro) e Giuseppe Tamagnini; nel 1921 nasce Giovanna Legatti; del 1920 sono Gianni Rodari, Loris Malaguzzi e Adriano Milani Comparetti (fratello maggiore di Lorenzo, medico neuropsichiatra, fra i primi in Italia ad occuparsi con visione aperta dei soggetti in condizione di disabilità, dei quali parla De Seta ne I diversi, con elaborazioni teoriche e azioni pratiche che stanno a premessa della illuminatissima legge 217 del 1977 che abolirà le classi differenziali); del 1924 Franco Basaglia, Giulio Alfredo Maccacaro e Danilo Dolci; del 1928 Carmine De Padova (protagonista dell’altro documentario di ambientazione pugliese, Tutti i cittadini sono uguali senza distinzione di lingua).

Nati tutti negli anni in cui in Italia prendeva il sopravvento il regime fascista, hanno in comune sia percorsi di formazione scolastica avvenuti durante il ventennio, sia per molti di loro l’esperienza dell’antifascismo e della Resistenza. Vittorio De Seta, ufficiale di marina, rifiuta di aderire alla Repubblica di Salò e viene internato in Germania dal 1943 al 1945. Mario Lodi viene arrestato e tradotto in carcere con l’accusa di aver sabotato la linea ferroviaria. Gianni Rodari partecipa alla lotta partigiana. Franco Basaglia trascorre alcuni mesi nelle prigioni della RSI. Danilo Dolci è arrestato a Genova, riesce a fuggire e si rifugia in Abruzzo, ospite di una famiglia di pastori. Giulio Maccacaro (che diventerà medico e sarà uno dei padri della moderna e più avanzata medicina del lavoro italiana) partecipa alla Resistenza con la Brigata Barni nelle forze partigiane dell’Oltrepo Pavese.

Non è quindi un caso – anche se De Seta si schermiva, raccontando che aveva realizzato il Diario di un maestro perché doveva lavorare e guadagnare – che esperienze del genere si siano incontrate e riconosciute come appartenenti ad una storia comune di rigenerazione e ricostruzione di un Paese fiaccato dalla dittatura e dalla guerra.

Il Diario, com’è noto, ha un notevolissimo successo di pubblico, raccogliendo quindici milioni di spettatori a puntata. Ed è proprio per rispondere alle critiche di chi gli contesta di aver raccontato una scuola che non esisteva (un maestro che non sta in cattedra, bambini che non stanno nei banchi ed escono a fare le osservazioni scientifiche all’aperto anziché studiarle sui libri ecc.) che il regista siciliano propone alla Rai di realizzare un’inchiesta in quattro puntate che documenti e dimostri che quel tipo di scuola esiste ed è diffuso.

Le prime tre (quella che vede protagonista Mario Lodi, quella con Carmine De Padova e quella con Caterina Foschi Pini) vengono trasmesse nei giorni 10, 17 e 24 aprile 1979. La quarta puntata (dedicata all’AIAS – Associazione Italiana Assistenza Spastici di Cutrofiano, in provincia di Lecce) viene mandata in onda successivamente, all’interno del programma Scatola aperta.

Partire dal bambino documenta l’esperienza di Mario Lodi al Vho di Piadena, riprendendo il suo lavoro con una quarta elementare che sarà l’ultima sua classe prima della pensione.

Tutti i cittadini sono uguali senza distinzioni di lingua è dedicato alla figura del maestro Carmine De Padova, che a San Marzano di San Giuseppe (vicino a Taranto) riesce a mantenere in vita le tradizioni albanesi (il paese è una delle isole linguistiche d’Italia) e conduce a casa un doposcuola a cui partecipano sia anziani che giovanissimi.

Lavorare insieme non stanca illustra il lavoro della maestra Caterina Foschi Pini in una scuola sperimentale del quartiere Gorla di Milano. Qui i bambini e le bambine vivono un’attività di classe, di interclasse (in cui svolgono attività pratiche) e di assemblea (durante la quale mettono in comune le diverse esperienze).

I diversi racconta il percorso di recupero dei minori con disabilità che fino agli anni Sessanta venivano accolti da Istituti e Centri medico psico-pedagogici che tendevano a isolarli e a sostituire le famiglie di provenienza, pratica che viene decisamente messa in discussione nel decennio successivo, grazie all’iniziativa congiunta di genitori e operatori, fino all’inserimento, pionieristico e generativo, nelle scuole della provincia di Lecce.
Si tratta di quattro documenti preziosissimi che sono, al contempo, storia del cinema (del grande cinema documentario come quello di Vittorio De Seta, coadiuvato da un grande direttore della fotografia come Luciano Tovoli) e storia della pedagogia (anche, come già avvenne per il Diario, grazie alla collaborazione e alla consulenza di Francesco Tonucci).
Lasciamo, in conclusione, ancora la parola al regista: «Quando la scuola cambia, cioè quattro storie di insegnanti veri che facevano que-
sto tipo di scuola normalmente, per dimostrare che si può fare, che non era un gioco cinematografico, ma una realtà che purtroppo ancora non è molto diffusa neanche oggi sebbene questa scuola attiva abbia dei precedenti, sessanta-settanta anni di storia e volendo si può fare. Però io credo che lo Stato, la classe al potere non voglia che si faccia questa scuola perché non vuole gente libera, capace di avere delle opinioni, dei ragazzi formati in questo senso, vuole la scuola nozionistica con cui si conculca la gente fin da bambina in modo che poi magari saranno dei buoni consumatori, dei buoni elettori, tutto meno che gente che pensa con la propria testa»

Filmmaker Portrait Bram Ruiter

Vittorio De Seta nasce in una nobile famiglia calabrese, a Palermo il 15 ottobre 1923, in uno dei palazzi dello storico quartiere della Kalsa che porta il nome della sua famiglia. Durante la seconda guerra mondiale è allievo ufficiale dell’Accademia Navale di Livorno, dopo l’8 settembre del 1943 vive l’esperienza della prigionia in un campo di concentramento tedesco nei pressi di Salisburgo poiché rifiuta di firmare l’atto di fedeltà alla Repubblica Sociale di Salò, tentando per ben tre volte la fuga. Verrà liberato nel ‘45 dai russi giunti a Vienna.
Frequenta la facoltà di architettura a Roma ma interrompe gli studi universitari per dedicarsi al cinema. Dopo alcune esperienze come aiuto regista, nella seconda metà degli anni Cinquanta costituirà una propria troupe di cui farà parte anche la moglie Vera Gherarducci e realizzerà, autofinanziandosi, dieci brevi documentari fortemente innovativi nello stile e nei contenuti, che lo renderanno uno dei maggiori registi italiani. De Seta racconta con delicate e appassionanti immagini la vita e la fatica del proletariato meridionale: contadini, pescatori, zolfatari, pastori, immortalando quelle forme di cultura arcaica. Fu il primo regista italiano ad avere usato il colore ed il formato in Cinemascope nel documentario e può essere considerato una delle prime figure di film-maker del cinema italiano poiché curava personalmente la fotografia, il montaggio e la colonna sonora dei suoi film.

Nel 1961 realizza in Barbagia il suo primo lungometraggio, Banditi a Orgosolo ispirato al saggio di Franco Cagnetta Inchiesta ad Orgosolo, che vinse il premio per la migliore Opera Prima alla Mostra del Cinema di Venezia. Documentarista acuto e regista molto apprezzato da Pasolini e Moravia, collabora anche con Tonino Guerra.

Nei primi anni Settanta inizia un lungo periodo di collaborazione con la RAI per la quale realizzerà prodotti televisivi “rivoluzionari”: Diario di un maestro (1973), celebre sceneggiato in quattro puntate tratto dal libro: Un anno a Pietralata di Albino Bernardini e interpretato da Bruno Cirino; Quando la scuola cambia (1978), inchiesta televisiva in quattro puntate dedicate alla realtà scolastica italiana di quegli anni. Nel 2005 il Full Frame Documentary Film Festival ed il Tribeca Film Festival promosso da Robert De Niro e Martin Scorsese, hanno dedicato un omaggio a De Seta, l’uno per la produzione documentaristica, l’altro con maggiore attenzione ai lungometraggi.
È scomparso il 28 novembre 2011 all’età di 88 anni.


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