Programma
2024

20 Giugno
Martedì 20-06-2023
ore 17:30
Teatro Sperimentale - Sala Pasolini

Il mio film

András Szirtes

HAJNAL ANDANTE

Ungheria 1979 , 21'

Lezioni di Storia #6 - Venti dell'Est. Cinema sperimentale al di là del Muro. Ungheria

La forza del cinema sperimentale di András Szirtes sta nella sua artigianalità, il lento sviluppo del materiale, faticoso sul piano tecnico. La parte più importante del processo è la sperimentazione stessa, il meticoloso sviluppo di un metodo per registrare immagine e suono, mentre le riprese costituiscono una fase della produzione più semplice e veloce. Il risultato visibile in Hajnal (Andante) è uno spettacolo davvero magico che sollecita tutti i sensi, ma anche l’intelletto. Solarizzazione, macrofotografia, sfocatura, variazioni ritmiche: ciascuna tecnica viene trasformata in poesia e percezione pura.

Il Balázs Béla Stúdió (BBS), intitolato al più illustre teorico del cinema ungherese, Béla Balázs, è stato il maggiore laboratorio di cinema sperimentale e del giovane cinema ungherese: fondato nel 1958, quando è intervenuto lo Stato a sostegno di un’iniziativa autogestita di giovani registi che avevano fondato lo Stúdió, stabilendo di finanziare una dozzina di mediometraggi e cortometraggi all’anno che fossero “inventati” e discussi collettivamente e poi diretti da uno dei componenti del gruppo a loro scelta.
I film non avevano l’obbligo di uscire in sala e, soprattutto, poiché si trattava di un laboratorio sperimentale, non era necessaria la sceneggiatura tradizionale, i risvolti commerciali potevano essere ignorati: era la direzione eletta dai membri di Stúdió che decideva o meno se presentare i film al pubblico e sotto quale forma, cosa che dava ai giovani registi la possibilità di fare sperimentazione senza passare per la censura, l’autocensura o il compromesso. I film irritanti per le autorità potevano avere una distribuzione molto limitata o, una volta completati, essere messi al bando tout court. Però nessuno ne vietava la produzione e la possibilità di dirigerli con un notevole grado di libertà creativa. La metodologia del lavoro collettivo si estendeva a tutte le fasi della produzione, senza però ostacolare l’espressione di una poetica o di uno stile personali, anzi: ne stimolava lo sviluppo e l’interconnessione. Il Balázs Béla Stúdió era gestito dai membri senza alcuna intermediazione: era un laboratorio e un luogo d’incontro, in cui i giovani creativi avevano l’opportunità di concentrarsi sulle proprie preoccupazioni estetiche attraverso dibattiti, confronti, visioni (anche a ripetizione) di classici e produzioni recenti, per non parlare dei rapporti che venivano instaurati con altre associazioni di cultura cinematografica al di fuori del paese.
Durante gli anni Settanta è emerso un cinema più strettamente sperimentale, segnato da gruppi creati con il Balázs Béla Stúdió: Gábor Bódy, Miklós Erdély, Dóra Maurer, Tibor Hajas, Tamás Szentjóby sono i nomi di spicco provenienti da questo movimento, caratterizzato da una ricerca formale radicale e da un’apertura ad altre arti contemporanee (Fluxus e il minimalismo) e filosofie (strutturalismo e linguistica). Questa era una vera avanguardia, i cui prodotti erano invariabilmente mirati all’identificazione della natura e delle potenzialità dell’espressione cinematografica.
Negli anni Ottanta l’interesse del gruppo si è spostato sulla videoarte, la televisione e la performance, e allo stesso tempo si è orientato verso la narrazione. Nuovi registi come András Jeles, Béla Tarr e Ildikó Enyedi hanno mosso i primi passi proprio allo Stúdió, che attualmente è diventato un centro di ricerca e una cineteca, mentre film non ve ne vengono più prodotti. Nell’arco della sua storia, durata cinquanta anni, vi si sono affiliati 271 registi e sono stati girati 511 film: corti, lungometraggi, documentari, saggi, film d’animazione e lavori sperimentali, il tutto in stili anche diversissimi e in relazione con un’ampia gamma di altre arti, come fotografia, letteratura, musica, teatro, arti plastiche, ma anche altre discipline come la storia, la sociologia, la pedagogia, l’etnografia e l’antropologia.  

Un programma di Federico Rossin

Nei paesi dell’Europa dell’Est, in piena guerra fredda, decine di cineasti hanno sfidato le autorità filo-sovietiche realizzando film sperimentali sovente in aperta rottura estetica, politica ed economica. Con questo nuovo capitolo delle “Lezioni di storia” pesaresi vogliamo far approdare il pubblico su di un continente ancora inesplorato, rimasto sommerso fino ad oggi. Una panoplia di film sorprendenti in dialettica aperta con il cinema d’autore internazionale, con il cinema commerciale dei paesi capitalisti, e con il realismo socialista d’oltrecortina. Tre esperienze nate grazie al finanziamento pubblico delle scuole di cinema durante gli anni del socialismo, ma tre esperienze di liberazione dalla propaganda e dagli stilemi del cinema commerciale tout court. 


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