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La regista Valentina Pedicini ci ha lasciato stanotte

Valentina Pedicini ci ha lasciati oggi, 20 novembre, a 42 anni. Si è spenta troppo presto, dopo aver lottato contro una grave malattia

Valentina nasce e cresce a Brindisi. A 18 anni si trasferisce a Roma dove si dedica agli studi di Filologia e Linguistica italiana. Frequenta poi la scuola internazionale di documentario ZeLIG, dove si diploma con il massimo dei voti in regia. I suoi documentari sono selezionati in numerosi festival nazionali e internazionali. Il suo film Dal Profondo (2013) è stato selezionato per l’Idfa Accademy, il Berlinale Talent Campus e ha vinto il Premio Solinas 2011 - Documentario per il Cinema. Con Dove cadono le ombre (2017) esordisce nel lungometraggio di finzione, presentandolo alle Giornate degli Autori della Mostra del Cinema di Venezia.


Il suo ultimo lavoro, Faith (2019), alla sua prima presentazione, esattamente un anno fa all’IDFA di Amsterdam, viene saluto dal prestigioso Variety come «una potenziale esplosione internazionale per la docmaker italiana Pedicini»

Sempre su Faith, così la scrittrice Chiara Valerio de l'Espresso: «La prima cosa che impressiona di questo magnifico lavoro è che non sembra ci sia nessuno a filmare, a registrare i suoni, che il primo occhio che guarda sia il nostro. Valentina Pedicini ci regala il mantello dell’invisibilità. […] Non è facile spiegare, con efficacia, cosa sia un regista, tuttavia guardando Faith è immediato pensare che Valentina Pedicini sia una grande regista»

Nel 2018 era stata coinvolta nel nostro volume “We want cinema” a cura di Laura Buffoni, dove Cecilia Ermini la intervistava insieme ad altre cineaste. Di seguito un passaggio dal libro, in cui Valentina spiega il suo passaggio al lungometraggio di finzione dopo anni di esperienza documentaria:

«Io sono documentarista di formazione, di cuore e di metodologia. Ma mi hanno sempre detto che il mio modo di girare non era una modalità da documentario “classico”, che c’erano elementi che in qualche modo già richiamavano l’idea di finzione. C’è stata una sorta di preparazione con il cortometraggio, Era ieri, presentato alla Settimana Internazionale della Critica di Venezia nel 2016, anche se è uno “strano” corto di finzione perché in realtà è una storia fortemente autobiografica. È stato una sorta di passaggio ibrido verso il mio primo film, Dove cadono le ombre, che poi arriva dalla realtà perché ho raccontato una tragedia vera. Da tre anni lavoravo con Mariella Mehr, scrittrice che fu vittima, da bambina e da adolescente, del programma eugenetico Enfants de la grand-route oKinder der Landstrasse, perseguito dal 1926 al 1974 dall’associazione Pro Juventute con la collaborazione ufficiosa del governo svizzero, nei confronti dei figli appartenenti a famiglie dell’etnia nomade degli Jenisch. Avevo iniziato un documentario sulla relazione fra Mariella e il figlio, gli ultimi due rappresentanti dell’etnia Jenisch. La storia di Mariella mi ha talmente sconvolta che mi sembrava eticamente poco giusto raccontarla in forma documentaria, quindi tutto il materiale di quei tre anni è passato nelle mani della sceneggiatrice Francesca Manieri, e così è nato il film. Il mio desiderio di sperimentare un nuovo linguaggio ha coinciso con la possibilità di avere una storia direaltà che si prestavaa essere raccontata come finzione»

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